Villa S. Giuliano o De Gemmis |
Masseria Giannone |
Fu costruita dal Conte Normanno Goffredo sulle rovine di una chiesa e di un insediamento monastico dell’XI secolo dedicato a San Giuliano martire. Passata alla Nobile famiglia della Mura e quindi nel XVI secolo ai Baroni de Gemmis fu abitata nel Settecento dal Vescovo di Melfi e Rapolla Mons. Gioacchino de Gemmis, che vi si rifugiò al tempo della restaurazione borbonica.
Sopra il pilastro della cancellata d’ingresso alla villa una lapide marmorea ricorda Mons. de Gemmis e i letterati che lo seguirono. Negli anni della seconda guerra mondiale, il Barone sistemò la sua immensa raccolta archivistica, quella che costituirà la Biblioteca de Gemmis. Nell’immediato dopoguerra l’ing. de Gemmis ebbe grande notorietà e la Villa fu al centro delle attenzioni giornalistiche per il suo prezioso contenuto, fu inoltre frequentata da illustri storici e filosofi quali Croce e Adorno. L’immensa tenuta annessa alla villa, costituita da migliaia di ettari e trasformata in una produttiva azienda agricola, fu grande spinta per l’attività vivaicola locale, tanto che da allora fino ad oggi Terlizzi è chiamata “la città dei fiori”. Fu conosciuta come “Villa dei Porci” a causa delle statue rappresentanti scrofe poste a lato di uno dei viali di accesso. Ogni scultura, chiamata “scrofosfinge” e voluta dall’ingegnere, presentava una lapide marmorea con scritte sarcastiche e acute che colpivano l’attenzione dei visitatori. Oggi è sede dell’Istituto Professionale per l’Agricoltura Gennaro de Gemmis. |
La nascita della masseria fu spesso un prodotto della colonizzazione baronale di vaste aree interne abbandonate ed incolte, negli anni tra il XVI secolo e il XVIII secolo, quando la Spagna, per approvvigionarsi dei cereali, concedeva la licenza di ripopolamento ai nobili del Regno delle Due Sicilie, i quali arrivavano a fondare perfino dei veri e propri villaggi nei dintorni della costruzione originaria.Costituiva l’espressione di un’organizzazione geo-economica legata al latifondo, la grande proprietà terriera che alimentava le rendite delle classi aristocratiche e della borghesia. Le masserie erano quindi delle grandi aziende agricole abitate, spesso, anche dai proprietari terrieri, ma la grande costruzione rurale comprendeva pure gli alloggi dei contadini, in certe zone anche solo stagionali, le stalle, i depositi per foraggi e i raccolti.
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Masseria di Quarto di PaloIn zona “Matine”,dove oggi è ospitata la struttrura dell’Hotel Park Elisabeth, l’ottocentesca Dimora nobiliare sorge al centro della Tenuta Quarto di Palo che prende il nome dall’antica contrada, e che viene coltivata ad ulivi, vigne, mandorli e ciliegi, offrendo alla vista, un’esplosione di fiori e colori meravigliosi.
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Masseria Torre di LermaIl complesso masseriale divenuto vero e proprio villaggio è costituito da varie costruzioni residenziali ad un alto livello attestante l’una dall’altra da un corpo di fabbrica a due piani con portale ad arco e sovrastante balcone e dalla chiesa distinta, in facciata, dal portale architravato sormontato da un’apertura lobata, epigrafe datata 1858 e campanile a vela. Nel suo interno la cappella, con pareti e volta a padiglione dipinte, racchiude un altare e gli arredi sacri. Sulla facciata del fabbricato più antico con basamento in pietra a bugnato, accessi ad arco ribassato al pianterreno, balconcino con finestra al primo piano, tettoia in legno aggettante, si evidenzia lo stemma gentilizio della famiglia del duca di Castelmezzano, originaria di Lerma, città vicina a Burgos già capitale del Regno di Pastiglia. I volumi ad un livello e quelli a due piani sono divisi da un viale che attraversa l’inero complesso edificato in epoche diverse.la masseria appartiene a Michele Cagnetta, che la acquistava dalla famiglia originaria e apponeva l’epigrafe datata sulla chiesa.
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