Contrada Le FontaneLa presenza dell’uomo primitivo nel territorio terlizzese è documentata da fin dal III millennio a.C. cioè dall’età neolitica e ,dai cocci e dai resti di capanne, rinvenuti in Contrada Fontane (vicino Ruvo) ,si è dedotto che tale zona era abitata da uomini che vivevano in capanne raggruppate in villaggi. Il materiale recuperato è conservato nel museo archeologico di Bari e nel Museo del Seminario Vescovile di Molfetta.
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Cisterna di PiscinielloLa strada dei Portoni potrebbe chiamarsi la “via dell’acqua” sia per i pozzi sorgivi delle Fontane, sia per il Cisternone seicentesco di acqua piovana con grande abbeveratoio, a crescente rudere, accanto alla porta d’ingresso del grande parco. Per quanto concerne il Cisternone o Piscina di Pisciniello, presenta un vano seminterrato di deposito, coperto a volta a tutto sesto di conci di pietra lamellare o “chiancarelle” e protetta da un lastrico solare a doppio spiovente. Un puntuale posto al centro del displuvio permetteva l’attingimento dell’acqua per dissetare uomini e animali. Purtroppo l’incuria, lo sversamento di rifiuti e le continue azioni di sciacallaggio dei nostri beni culturali nell’agro terlizzese, non ultima il furto di alcune chianche dal cisternone, mettono in serio pericolo ogni tipo di azione di conservazione.
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Agriturismo Sylos-Calò |
MAT-Laboratorio Urbano |
La masseria, racchiusa nel muro di cinta, mantiene l’impianto originale di complesso produttivo agricolo e da difesa. La parte più antica della struttura risale al tardo Cinquecento, successivamente ampliata nell’Ottocento, l’agriturismo,oggi conosciuto come Donna Nora, ha la forma tipica delle masserie fortificate, con la Torre, gli alloggi padronali, i locali destinati all’attività agricola e le stalle, poi trasformate in foresterie.La torre a base quadrangolare su due piani e struttura in pietra a vista termina con un alto parapetto di coronamento aggettante su mensole e provvisto di feritoie e caditoie nei vertici. La difesa è assicurata anche dalle feritoie ricavate lungo la muratura del fabbricato e dalla garitta circolare coperta da calotta che si eleva al vertice del corpo di fabbrica attestato su un lato della torre e in continuità con il recinto che racchiude il complesso. La struttura dei paramenti murari, differenziata da un trattamento di restauro non completata, è in tufo carparo a filari paralleli. Su due lati della torre sono addossati altri edifici variamente destinati. Le costruzioni turriformi sono provviste di poche ed essenziali aperture incorniciate da stipiti in pietra e racchiudono ambienti voltati a botte comunicanti attraverso una scalinata interna.Un ulteriore corpo di fabbrica ad un solo livello destinato all’attività agricola si articola intorno ad una corte interna recintata e lastricata a chianche sulla quale si affacciano le stalle divise da campate a crociera. A pianterreno i vari accessi immettono nei depositi e nei magazzini. La masseria che risale ai primi anni del XIX secolo appartiene alla famiglia Sylos proveniente dalla Spagna al seguito di Carlo V. Il toponimo Donna Nora deriva da donna Eleonora Labini alla quale da dedicato la masseria il nipote Domenico Sylos Calò.
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L’acronimo ”MAT” deriva dalle parole Musica, Arte e Teatro, nonché in riferimento alle tre lettere iniziali del termine MATTATOIO. Costruito nel 1881 su progetto dell’architetto Francesco Scolamacchia, lungo la strada all’epoca denominata “Lago del Pirone”, l’edificio del vecchio macello si articola in un insieme di ambienti (stalle, scannatoi, servizi) dislocati lungo il perimetro di un cortile interno rettangolare. Dal 1989 in poi l’edificio era in stato di abbandono. “L’edificio è connotato da un’architettura povera ma dignitosa, estremamente funzionale ai fini di una riqualificazione complessiva per scopi culturali”.
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